Dopo tredici lunghi anni di Manchester United, Wayne Rooney ritorna a casa: dalla stagione 2017-2018 vestirà i colori sociali dell’Everton, squadra nella quale è cresciuto e con la quale ha debuttato in Premier nel lontano 2002.

Non era più aria a Manchester. Lo aveva capito bene il trentaduenne ragazzone di Liverpool, ormai non più rientrante nei piani tattici di Jose Mourinho. Così ecco arrivare la decisione a lungo meditata di provare nuova soluzioni, lasciando i Red Devils dopo aver conquistato 5 Premier, 3 Coppe di Lega, 6 Community Shield, una FA Cup, una Champions, una Europa League e un Mondiale per club, e dopo aver messo a segno 253 gol con la stessa casacca (mai nessuno come lui nella storia del club).

Avrebbe potuto sbarcare in Cina o negli Stati Uniti percependo uno stipendio da nababbo, ma la sua scelta definitiva è ricaduta su un club di grandi ambizioni, l’Everton. “Ho sempre detto che se avessi lasciato il Manchester United sarei andato solo all’Everton”, le sue prime parole pronunciate al momento dell’ufficialità del suo passaggio nella squadra della sua città natale.

La società è attualmente nelle mani dell’imprenditore di origini iraniane Farhad Moshiri, il quale, sin dallo scorso anno, ha provveduto ad investire oltre 200 milioni di sterline per rendere grande e competitiva la squadra. Non a caso sono già cinque i giocatori acquistati da mettere a disposizione dell’allenatore Ronald Koeman: Pickford, Klaassen, Sandro Ramirez, Keane e Onyekuru. Ed ora arriva lui, a cui spetta il compito di mettere la sua esperienza in campo e trascinare i compagni verso qualcosa di importante, almeno all’interno dei confini nazionali.

Il calciatore, dopo aver firmato un contratto biennale, avverte: “Non sto più nella pelle, non vedo l’ora di iniziare”, aggiungendo di non essere tornato a casa soltanto perché si tratta della società da cui è partita la sua carriera, ma anche perché convinto di poter vincere e convincere con questa nuova maglia.