Antonio Cassano è disoccupato. Il fantasista barese ha rescisso il suo contratto con la Sampdoria e, nonostante abbia sperato fino all’ultimo di accasarsi in qualche squadra della massima serie italiana, è al momento a riposo.

Raggiunto dalle telecamere di Striscia La Notizia per vedersi recapitare l’ennesimo Tapiro d’oro dalle mani di Valerio Staffelli, l’attaccante pugliese non perde il buon umore ed esclama: “Non mi cerca nessuno, che devo fare? Resterò a casa a fare il manager di mia moglie”.

Le società interessate ad ingaggiare il trentaquattrenne centravanti c’erano e ci sono, ma lo avrebbero costretto a lasciare l’Italia. Dalla Cina le offerte più interessanti ed economicamente più convenienti, ma sul piatto anche le ipotesi Grecia, Turchia ed Argentina. Nulla da fare: l’amore che Cassano nutre per il nostro Paese gli impedisce di pensare ad un futuro all’estero.

Nella nostra penisola una strada percorribile ci sarebbe: quella del campionato cadetto di Serie B. Ma, osserva Fantantonio, con i tanti giocatori scarsi (sinonimo certamente più delicato di quello da lui utilizzato) che militano nella massima serie, per quale motivo dovrebbe abbassarsi a giocare ad un livello che non gli compete?

Antonio Cassano ha cominciato la carriera nel 199 nelle file del Bari di Eugenio Fascetti a 17 anni, con il primo eurogol segnato contro l’Inter. Due anni più tardi è il momento del passaggio alla Roma, in cui, pur tra alti e bassi, vive i suoi anni migliori. Nel 2006 il biennio poco produttivo al Real Madrid, seguito dalle parentesi a Milan e Inter, prima dell’approdo a Parma ed infine alla Sampdoria, dove di fatto ha chiuso la carriera lo scorso novembre in seguito alla messa fuori rosa dopo un diverbio con il braccio destro del Presidente blucerchiato Massimo Ferrero.

In totale ha realizzato 140 reti, mentre in nazionale ha collezionato 39 gettoni di presenza mettendo a segno 10 gol (l’ultima partita in azzurro fu in occasione del fallimentari Mondiali del 2014).