Il caso Gigio Donnarumma è scoppiato tre giorni fa e non accenna a placarsi. Anzi, le discutibili dichiarazioni rilasciate dall’agente Mino Raiola non hanno fatto che amplificare le reazioni di chi si è schierato a favore del giocatore e di chi al fianco del Milan.

Il procuratore avrebbe dovuto parlare a tutta la stampa alle 17 di domenica, ma ha preferito rilasciare dichiarazioni a sole cinque testate autorizzate, con impegno di diffonderne i contenuti dopo la mezzanotte (scelta già qui assai discutibile). E quali sono state queste dichiarazioni? Che la colpa è solo del Milan, ha affermato l’uomo d’affari, dal momento che la società rossonera ha messo eccessiva pressione ad un ragazzo di diciotto anni per concludere in fretta il rinnovo.

Ha parlato di “ambiente ostile”, aggiungendo che la classe dirigenziale (il direttore sportivo Max Mirabelli in particolare) non è stata vicina al portiere e né lo ha difeso quando un ridotto gruppo di tifosi ha manifestato la loro disapprovazione per le decisioni del giocatore in modo poco civile. Secondo Raiola, dunque, non è mai stata una questione di soldi e mai si è discusso del fattore economico perché la trattativa si è arenata già prima. Spetterà a Montella decidere se giocherà la prossima stagione, precisando che, in caso contrario, si tratterà di “mobbing” nei confronti di un ragazzo.

Non poteva stare zitto di fronte a tali accuse l’amministratore delegato del club Marco Fassone, che con garbo ha respinto tutto. L’ad ha dichiarato che la società ha dato due mesi di tempo al giocatore e che le scadenze dovevano essere necessariamente tali perché, con il ritiro ormai imminente (3 luglio) e con un preliminare di Europa League da preparare, c’era necessità di mettere a disposizione dell’allenatore una rosa già costruita, che avrebbe dovuto far perno proprio attorno a Gigio, il centro del progetto.

Riguardo alle presunte minacce, quelle “le condanna tutta la società”, che, comunque la porta la lascia ancora aperta: “Se Donnarumma ci ripensa, lo riabbracciamo”.